venerdì 19 novembre 2010

Sciopero fame di Paola Caruso ridà voce ai precari, la reazione della Piredda


La viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti : “Benvenuti in Italia. Il Paese del lavoro sfruttato. Il precariato è il più grosso escamotage per ridurre il costo dei lavoratori, le loro certezze ed aumentare la loro ricattabilità”

Milano - Paola Caruso, la giornalista precaria del Corriere Della Sera che da cinque giorni era in sciopero della fame, ha ripreso a mangiare, ma la sua dolorosa protesta continua a scuotere l’opinione pubblica e le coscienze di molti nella sua stessa condizione.

Le tante ore di lotta estrema, documentate sul web, non hanno lasciato indifferente Maruska Piredda, viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, immediatamente solidale con la giovane donna e con quanti vivono il medesimo disagio. “Paola Caruso non ha chiesto un lavoro a tempo indeterminato. – interviene la Piredda - Sa che in Italia questa parola è destabilizzante, così come la parola ‘meritocrazia’. Lei ha chiesto di essere premiata. Anela che le sia riconosciuto il suo interminabile lavoro di collaboratrice, tradotto, lavoratrice sfruttata, per 7 lunghi anni senza ferie, malattia, maternità, tredicesima o possibilità di aspettativa. Lei aspettava che si liberasse un posto a tempo determinato. Non ha fatto altro che sperare, lecitamente, in una maggiore certezza e garanzia. Viene chiamata ambizione. Ma in questo paese le speranze sono al termine. un precario che ha vissuto i suoi ultimi 7 anni collaborando a tenere in piedi un quotidiano, perché chiunque deve sapere che ormai alcuni giornalisti vengono addirittura pagati ad articolo, ha il diritto di protestare e il Paese ha il dovere di ascoltarla”.

Solidarietà e attenzione cresciuta attraverso la rete, popolata e invasa dalle testimonianza di laureati e professionisti in attesa di futuro, che si sfogano, confrontandosi. La loro speranza è che lo sciopero della fame della collaboratrice del quotidiano di Via Solferino possa essere uno stimolo, un violento modo per cambiare una situazione insostenibile.

“Benvenuti in Italia. Il Paese del lavoro sfruttato. – prosegue indignata l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – Nel 2009, in un famoso talk show ‘Porta a Porta’, il nostro Premier ha dichiarato che in Italia vi è una protezione sociale totale per cui vi sarebbero ammortizzatori sociali anche per i co.co.co e co.co.pro. Nulla di vero, bugie su bugie e i dipendenti lo sanno bene. Il precariato è il più grosso escamotage per ridurre il costo dei lavoratori, le loro certezze ed aumentare la loro ricattabilità. Benvenuti nel paese – chiosa la Piredda - in cui dichiarare la parola ‘crisi’ salva e giustifica qualunque impresa dallo stabilizzare i precari”.

martedì 16 novembre 2010

Pisapia si aggiudica le primarie a Milano, la Piredda critica il Pd



La viceresponsabile della Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Chi siede in una posizione privilegiata non guarda più da dove è venuto e perde di vista chi sono gli interlocutori”

Milano, 16 novembre 2010 – “Il Partito Democratico deve fari i conti, ancora una volta, con un risultato che non aveva previsto e che, di certo, non si augurava”, questo il primo commento di Maruska Piredda, viceresponsabile lombarda dell’Italia dei Diritti, sull’esito delle primarie indette dal centrosinistra per designare il candidato della coalizione alle prossime elezioni comunali milanesi.
“Credo – ha aggiunto la rappresentante del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che questo sia un segnale molto forte, che deve valere come monito per l’intera politica. Troppo spesso, infatti, - ha proseguito - si perde il collegamento con la base, il filo diretto con i bisogni reali dei cittadini e, quando si siede in una posizione privilegiata, non si guarda più da dove si è venuti e chi sono gli interlocutori.”
Quanto alla decisione del segretario regionale Maurizio Martina, del segretario cittadino Roberto Cornelli e del capogruppo Pierfrancesco Majorino di rimettere i propri mandati, la Piredda ha dichiarato: “È sicuramente un atto di coerenza politica e di grande responsabilità”.

venerdì 12 novembre 2010

Edilizia sui rifiuti tossici a Milano, il monito della Piredda


La viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti: “Ci troviamo di fronte ad un esempio plateale di malapolitica”

Nell’area dell’ex cava-discarica di Geregnano, ai confini ovest della città, tra i nuovi centri direzionali in costruzione e il capolinea della metropolitana di Bisceglie, si sta consumando l’ultimo caso di appalti e concessioni edilizie troppo facili. Difatti, l’area è stata sottoposta ai sigilli della Procura in quanto dagli hotspots piazzati a campione sui terreni, emerge l’elenco dei veleni su cui dovevano sorgere due torri d’appartamenti di 30 piani, un gruppo di uffici di 40 piani, un asilo nido e una scuola materna. Il risultato delle rilevazioni è sconcertante: dibromoetano 1.2, tricloropropano 1.2.3, stirene. Tutte sostanze altamente tossiche e nocive.

Il monito della viceresponsabile per la Lombardia dell’Italia dei Diritti, Maruska Piredda, è chiaro: “La politica collusa di questo caso risponde a delle logiche di puro soddisfacimento di quell’elettorato che ha contribuito in maniera decisiva alle campagne elettorali. È impossibile dare concessioni in zone ancora da bonificare e, partendo dal presupposto che chi fa politica è in grado di fare dei ragionamenti logici, evidentemente le motivazioni di scelte di questo tipo sono altre”.

L’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro denuncia inoltre “la drammaticità del fatto. In questo modo la fiducia dell’elettorato viene così disattesa lavorando solamente a discapito dei cittadini. Il ragionamento successivo è chiaro: se questi sono i risultati, ci chiediamo a cosa serve questa politica. Soprattutto viene da domandarsi chi ne trae beneficio, se vengono fatte delle scelte di questo tipo che portano a chi fa politica, come risultato, quello di continuare a farla senza limitazioni”.

Negli anni passati erano già state fatte varie segnalazioni e indagini (un’inchiesta comunale del 1998-99, un parere della Regione Lombardia del 2002, le sospensive e le richieste di integrazione della Conferenza dei servizi) che denunciavano gli alti rischi e ammonivano l’edificazione su quel territorio. A tal proposito, la Piredda conclude commentando che: “Il terreno nocivo era già stato segnalato in precedenza, e gli stessi Comune, Provincia e Regione non riescono a mettersi d’accordo, delegando a vicenda le responsabilità di tale episodio verso quell’elettorato che lo ha legittimato”.